Quando accad
e che un gesuita viene eletto Papa e in virtù di ciò scelga di chiamarsi Francesco, qualcosa di grande sta per accadere; di questo abbiamo continue, sorprendenti conferme, una delle tante, a mio avviso, è quanto possiamo leggere nella prima enciclica mai dedicata all’ambiente, o meglio all’ecologia.
Significativi erano stati, in verità, gli interventi di papa Benedetto XVI sul tema del rispetto dell’ambiente, che avevano già avuto illustri precedenti nelle embrionali, quasi profetiche se si vuole, affermazioni dei due predecessori del pontefice tedesco: quelle di papa Montini nella Pacem in Terris del 1971 e di papa Wojtila nella Novo Millennio ineunte del 2000 e nella Catechesi del 2001. A questi e altri precedenti, che sono nell’enciclica stessa tutti richiamati nel preambolo, si riallaccia papa Francesco nella sua ultima e attesa enciclica dal titolo Laudato si’, che ha nella tutela del Creato, dunque nella salvaguardia dell’ambiente il suo assunto principale. «Che tipo di mondo desideriamo trasmettere a coloro che verranno dopo di noi, ai bambini che stanno crescendo?»; questa è la chiave di lettura del lungo documento pubblicato nei giorni scorsi dal pontefice e che sta riscuotendo larghissimi consensi, ma, inevitabilmente suscitando anche prese di posizione critiche. E non poteva non essere così, viste le forti, decise, radicali prese di posizione nei confronti del sistema economico globale che vi sono. Se, come è ovvio immaginare, un corale plauso è venuto e sta venendo dal mondo ambientalista – che proprio per festeggiare questo evento si è dato convegno il prossimo 28 giugno a piazza San Pietro – e da numerosi esponenti del mondo delle istituzioni, non altrettanto si può dire del mondo economico. A fronte di un convinto consenso da parte del presidente USA Barack Obama, la stampa ha riportato in questi giorni come non eguale entusiasmo sia venuto da Jeb Bush, terzo aspirante della famiglia di petrolieri statunitensi alla carica presidenziale. Sul versante italiano il deciso apprezzamento del Presidente della Repubblica Mattarella ha avuto come contraltare la tiepida, per non dire ostile, presa di posizione del presidente dell’associazione bancaria italiana Patuelli. Ma sarebbe riduttivo parlare solo di aspetto ecologico – nell’accezione che generalmente a questo aggettivo si dà, ovvero di sensibilità per l’ambiente – della Laudato si’, infatti papa Francesco nel capitolo quarto introduce il nuovo concetto di ‘ecologia integrale’, ovvero un nuovo paradigma di giustizia; un’ecologia che, per usare le sue parole: « integri il posto specifico che l’essere umano occupa in questo mondo e le sue relazioni con la realtà che lo circonda». Infatti, si legge, non possiamo «considerare la natura come qualcosa separato da noi o come una mera cornice della nostra vita». Questo vale per quanto viviamo nei diversi campi: nell’economia e nella politica, nelle diverse culture, in particolar modo in quelle più minacciate, e persino in ogni momento della nostra vita quotidiana.
In questo sta una grande novità del messaggio del Papa; nel concetto della necessità di salvaguardia dell’ambiente, istanza per troppo tempo ridotta strumentalmente a mero esercizio intellettuale di poche èlite culturali o di esaltati integralisti o – fatto ancor più grave e dannoso – come ampiamente avvenuto in Italia, ridotta a marginale fenomeno politico. Ora, finalmente, è dall’autorevole voce del Pontefice che giunge la definizione e l’istanza di una nuova irrinunciabile ecologia; non a caso è proprio Francesco ad affermare nelle premesse, come il suo messaggio – che si rivolge ovviamente ai fedeli cattolici riprendendo le parole di san Giovanni Paolo II: «i cristiani, in particolare, avvertono che i loro compiti all’interno del creato, i loro doveri nei confronti della natura e del Creatore sono parte della loro fede» – si propone «specialmente di entrare in dialogo con tutti riguardo alla nostra casa comune». Il dialogo caratterizza tutto lo scritto e diventa lo strumento per affrontare e risolvere i problemi; fin dall’inizio l’autore ricorda che anche «altre Chiese e Comunità cristiane – come pure altre religioni – hanno sviluppato una profonda preoccupazione e una preziosa riflessione» sul tema dell’ecologia facendo proprio il contributo del «caro patriarca ecumenico Bartolomeo», ampiamente citato nei primi paragrafi. A più riprese, poi, il Pontefice ringrazia i protagonisti di questo impegno – tanto singoli quanto associazioni o istituzioni – riconoscendo che il pensiero della Chiesa su tali questioni si è arricchito grazie alla «riflessione di innumerevoli scienziati, filosofi, teologi e organizzazioni sociali ». Invita tutti a riconoscere «la ricchezza che le religioni possono offrire per un’ecologia integrale e per il pieno sviluppo del genere umano».
Se pure, come si è visto, rischia di essere riduttivo dedicarsi a un’analisi della Laudato si’, effettuata solo sul piano di lettura del suo contenuto ambientalista, sono pur certo che questo basilare testo troverà, anche su queste pagine, altri approfondimenti che non possono esaurirsi in una sola occasione. Allora vorrei qui elencare brevemente gli assunti principali che la caratterizzano per questo aspetto; questi sono così ampiamente sviluppati da occupare tutto il primo capitolo, che ha il titolo evocativo di: Quello che sta accadendo alla nostra casa. La loro trattazione è approfondita e aggiornata alle più recenti acquisizioni della scienza. Il Pontefice tocca prima di tutto il tema dei mutamenti climatici: «problema globale con gravi implicazioni ambientali, sociali, economiche, distributive e politiche, e costituiscono una delle principali sfide attuali per l’umanità». In secondo luogo egli affronta la questione dell’acqua, affermando senza mezzi termini che «l’accesso all’acqua potabile e sicura è un diritto umano essenziale, fondamentale e universale, perché determina la sopravvivenza delle persone e per questo è condizione per l’esercizio degli altri diritti umani». Altro tema di riflessione profonda è quello relativo alla tutela della biodiversità; scrive Francesco: «Ogni anno scompaiono migliaia di specie vegetali e animali che non potremo più conoscere, che i nostri figli non potranno vedere, perse per sempre». In questa prospettiva «sono lodevoli e a volte ammirevoli gli sforzi di scienziati e tecnici che cercano di risolvere i problemi creati dall’essere umano», ma l’intervento umano, quando si pone a servizio della finanza e del consumismo, «fa sì che la terra in cui viviamo diventi meno ricca e bella, sempre più limitata e grigia».
Il primo capitolo si chiude poi con una disamina su un concetto che sta molto a cuore al Pontefice: “il debito ecologico”. Nel quadro di un’etica delle relazioni internazionali, l’Enciclica indica come esista «un vero debito ecologico», soprattutto del Nord nei confronti del Sud del mondo. Di fronte ai mutamenti climatici vi sono «responsabilità diversificate», e quelle dei Paesi sviluppati sono maggiori.
Papa Francesco si mostra profondamente colpito dalla «debolezza delle reazioni» di fronte ai drammi di tante persone e popolazioni. Nonostante non manchino esempi positivi, è sua convinzione come sia gravemente carente una cultura adeguata e la disponibilità a cambiare stili di vita, produzione e consumo, mentre urge «creare un sistema normativo che … assicuri la protezione degli ecosistemi».
Da più parti si è letto in questi giorni che le lobby economiche mondiali sono forti e ignoreranno questo messaggio; in cuor mio sento che questo libretto di duecento pagine segnerà un punto di svolta nella coscienza del mondo. Chi vivrà vedrà…
L’enciclica si può leggere e scaricare qui: http://w2.vatican.va/content/vatican/it.html
Luca Maria Cristini
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